lunedì 14 maggio 2012

Comitato Bioetica di Assovet:La sperimentazione animale è strada sbagliata

Riguardo alla lettera pro-vivisezione  scritta al Presidente della Repubblica è intervenuto il Presidente di Assovet dott. Roberto Gotter.

Ogni Veterinario – ha dichiarato il dott. Gotter a GeaPress – è libero di avere sul tema la sua personale opinione“. Non c’è, in altri termini, una decisione collegiale sull’argomento anche se la visione di Assovet , tiene a precisare il dott. Gotter, è completamente diversa rispetto a quanto espresso dai Presidenti di ANMVI e SIVAL.

Nella lettera inviata al Capo dello Stato da AMNVI e SIVAL, i due rispettivi Presidenti, dott. Marco Melosi e dott. Massenzio Fornasier ritenevano “che i principi costituzionali della tutela della salute umana e della libertà della ricerca scientifica ad oggi non possono ancora essere realizzati senza l’utilizzo di animali. Il passaggio diretto dai sistemi in vitro all’essere umano rischia di determinare delle conseguenze per la salute umana, che nessuno è in grado di stimare, e per questo è inaccettabile”.
Ma può un Veterinario parlare in questi termini anche a nome di suoi colleghi? Lasciamo alla categoria il dibattito per risolvere la probabile divergenza di opinioni. Di certo, al di là della presa di distanza dell’Assovet, è utile riportare il parere di chi, Veterinario, pensa che tale sistema sperimentale vada abolito. Anzi, trova addittura assurdo che ai nostri giorni si continui ad inisistere con la sperimentazione animale.

Per il dott. Massimo Raviola, componente del Comitato di Bioetica di Assovet, “ogni professionista ha la sua libertà di coscienza”. Il pensiero del dott Raviola, però, è che “l’attuale sistema rappresenta l’esempio lampante della dominanza dell’uomo tesa allo sfruttamento degli animali. Non una azione di tutela, ma una vera e propria dominanza violenta“.
Dobbiamo rispettare gli equilibri naturali – riferisce a GeaPress il dott. Raviola e se vogliamo aprire gli occhi dobbiamo altresì essere consapevoli che, nonostante i progressi, a tutt’oggi molte malattie imperano irrisolte“.
Non si sono ancora sciolti nodi cruciali e su questo il dott. Raviola è ancora più risoluto. “Non dico che continuare ad insistere sia la causa del male ma di certo non è la strada migliore. Bisogna studiare altre strade, rispettose e valide. La sperimentazione animale – aggiunge il dott. Raviola - va in direzione opposta. Poi ci sono i forti interessi, anche economici“.

Forse uno spunto in più per chi sostiene che l’opposizione all’art. 14 sia un pò troppo pretestuosa. Forse, una volta approvato l’art. 14, si potrebbe creare un “precedente” che potrebbe ispirare altri paesi. Un assioma messo in discussione, insomma.

Porre la domanda su Green Hill al dott. Raviola, sembra quasi superflua. Non solo non è il caso di mettersi a combattere l’art. 14 ma lo stesso è ritenuto tutto sommato inutile, eccetto che per Green Hill. Unico allevamento esistente in Italia, produce a Montichiari (BS) cani beagle per la sperimentazione. Essendo l’ultimo rimasto sarebbe automaticamente il solo a chiudere una volta approvato il divieto di allevare, sul territorio nazionale, cani oltre che primati e gatti. Di questi ultimi due, però, già non ve ne sono, sebbene potrebbero sempre aprirne. Meglio non rischiare.
L’ultima domanda al dott. Raviola è relativa al pericolo paventato sul venir meno delle condizoni di benessere una volta chiuso Green Hill. Tale rischio era stato espresso in sede di audizione presso la XIV Commisisone del Senato, che ha attualmente in corso i lavori del ddl 3129. Anche nel caso venisse approvato l’art. 14 la sperimentazione sui cani non si fermerebbe. Secondo alcuni si avrebbe una importazione di animali dall’estero con il venir meno, durante il trasporto, delle condizioni di benessere.
Risulta – afferma il dott. Raviola – che l’80% dei beagle di Green Hill vengono già esportati all’estero. Non voglio sconfinare in altri argomenti – conclude il dott. Raviola – ma quando si parla di trasporto e di cani mi sia consentito un seppur breve accenno alle migliaiai di cuccioli che vengono importati come animali da compagnia da allevamenti esteri. Non ritengo che attualmente siano adeguamente attenzionati“.

Strani via vai di piccole vite. Tanti cani dall’Ungheria per l’Italia e tanti da Green Hill per l’Ungheria, dove è esistente uno dei maggiori clienti dell’allevamento bresciano. Per loro, però, nessuno ha mai scritto al Presidente della Repubblica.

Grazie a GeaPress

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